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Come si motiva il campione di triathlon Jan Frodeno?
Sai tu chi può battere la distanza mortale del triathlon alle Hawaii, ovvero nuotare 4 km, pedalare 180 km e infine correre una maratona di 42 km in 8:14:40? Si tratta di Jan Frodeno, il miglior atleta tedesco, un triatleta soprannominato cyborg o signore degli anelli. Per ottenere tali risultati deve continuare ad allenarsi al massimo e avere una motivazione di ferro. Sembrerebbe che la chiave per essere un campione di motivazione risieda nel dominio del proprio cervello e dei suoi trucchi. E qui parliamo un po' del funzionamento del cervello. Il cervello è costruito per garantirci la sopravvivenza, non la felicità. Il cervello lavora su due modalità: abitudine e corrente. Nella prima modalità cerca di routinizzare la maggior parte delle attività per consumare il minor numero possibile di energia. Al cervello interessa garantirci sicurezza, e ciò si ottiene quando le cose non cambiano troppo, quando la nostra vita rimane sempre la stessa, con le stesse attività di routine durante il giorno. "Nuove attività coinvolgono la modalità corrente, che richiede concentrazione, attenzione, consapevolezza e consuma energia". Queste sono parole del ricercatore del cervello Gerard Roth, che afferma che il cervello ama ciò che conosce, si abitua e risparmia energia. Il cervello è come in modalità "standby", è il suo stato preferito. Le nuove attività che cerchiamo di farci motivare costituiscono un'energia aggiuntiva per il cervello, ad esempio quando vogliamo imparare una nuova lingua come lo spagnolo, iniziare a correre, a ballare, a sciare, o smettere di fumare, perdere peso, ciò provoca resistenza nel cervello in modi diversi, possono emergere sabotaggi come emozioni indesiderate, noia, indifferenza o apatia, oppure possono manifestarsi pensieri irritanti per smettere. Abbiamo effetti psicologici che confermano che il cervello non ama i cambiamenti: effetti di conservatorismo, conferma, percezione selettiva o effetto rimbalzo. In questo articolo non li descriverò perché voglio concentrarmi sulle strategie motivazionali di Jan Frodeno, che conosce questi effetti e sa come superarli. Cosa fa quindi Frodeno per essere un campione di motivazione? È sicuramente un maestro nel gestire il suo cervello, conoscendo il funzionamento del cervello, i suoi trucchi e sfruttando questa conoscenza a suo vantaggio. Quindi in breve possiamo dire che il maestro della motivazione equivale a essere un maestro nel gestire il proprio cervello. Innanzitutto è un maestro del monologo interno. Il monologo interno, ossia il cosiddetto dialogo interno o self-talk è come una conversazione interna con se stessi, con i propri pensieri. Di quale monologo si tratta? Si tratta di quei pensieri persistenti che vengono in mente quando c'è uno sforzo intenso, un dolore terribile e il corpo inizia a chiedere di smettere. Questi pensieri sono ad esempio: smetti, non ce la faccio, basta ecc. Frodeno li chiama il "uomo con il martello", che colpisce improvvisamente e appare sempre. In una delle competizioni Ironman, l'attacco è stato così forte da provocare crampi muscolari alle gambe, dopo i quali l'atleta ha dovuto sdraiarsi per un attimo e sentiva la sua forza di volontà affievolirsi sotto l'assalto dei pensieri. Ognuno di noi ha momenti del genere e di solito si arrende, ma non il nostro campione. Il nostro campione sa che prima si arrende il cervello, poi il corpo, non il contrario. Frodeno sa anche che ci saranno tentazioni per completare la corsa ed è preparato. Ha un piano su cosa fare. Affronta la crisi e continua a correre. È preparato alle idee che gli dicono di smettere e le trasforma in idee che lo fanno proseguire lo sforzo. In secondo luogo, ha la strategia di suddividere un lungo tratto in segmenti più piccoli (naturalmente nella sua testa), grazie a cui il traguardo è a portata di mano, e ciò fa sì che il cervello permetta uno sforzo perché pensa che sia minore rispetto a quello che è in realtà. Un po' come imbrogliare il cervello, ma per una giusta causa. In terzo luogo, per allontanare il cervello dai pensieri negativi, lo distrae immaginando immagini positive come il traguardo, o distrarrlo con giochi matematici. Tutte queste strategie le ha padroneggiate alla perfezione sia durante gli allenamenti che durante le gare. È il campione della motivazione, il campione del controllo del suo cervello.
Sai tu chi può battere la distanza mortale del triathlon alle Hawaii, ovvero nuotare 4 km, pedalare 180 km e infine correre una maratona di 42 km in 8:14:40? Si tratta di Jan Frodeno, il miglior atleta tedesco, un triatleta soprannominato cyborg o signore degli anelli. Per ottenere tali risultati deve continuare ad allenarsi al massimo e avere una motivazione di ferro. Sembrerebbe che la chiave per essere un campione di motivazione risieda nel dominio del proprio cervello e dei suoi trucchi. E qui parliamo un po' del funzionamento del cervello. Il cervello è costruito per garantirci la sopravvivenza, non la felicità. Il cervello lavora su due modalità: abitudine e corrente. Nella prima modalità cerca di routinizzare la maggior parte delle attività per consumare il minor numero possibile di energia. Al cervello interessa garantirci sicurezza, e ciò si ottiene quando le cose non cambiano troppo, quando la nostra vita rimane sempre la stessa, con le stesse attività di routine durante il giorno. "Nuove attività coinvolgono la modalità corrente, che richiede concentrazione, attenzione, consapevolezza e consuma energia". Queste sono parole del ricercatore del cervello Gerard Roth, che afferma che il cervello ama ciò che conosce, si abitua e risparmia energia. Il cervello è come in modalità "standby", è il suo stato preferito. Le nuove attività che cerchiamo di farci motivare costituiscono un'energia aggiuntiva per il cervello, ad esempio quando vogliamo imparare una nuova lingua come lo spagnolo, iniziare a correre, a ballare, a sciare, o smettere di fumare, perdere peso, ciò provoca resistenza nel cervello in modi diversi, possono emergere sabotaggi come emozioni indesiderate, noia, indifferenza o apatia, oppure possono manifestarsi pensieri irritanti per smettere. Abbiamo effetti psicologici che confermano che il cervello non ama i cambiamenti: effetti di conservatorismo, conferma, percezione selettiva o effetto rimbalzo. In questo articolo non li descriverò perché voglio concentrarmi sulle strategie motivazionali di Jan Frodeno, che conosce questi effetti e sa come superarli. Cosa fa quindi Frodeno per essere un campione di motivazione? È sicuramente un maestro nel gestire il suo cervello, conoscendo il funzionamento del cervello, i suoi trucchi e sfruttando questa conoscenza a suo vantaggio. Quindi in breve possiamo dire che il maestro della motivazione equivale a essere un maestro nel gestire il proprio cervello. Innanzitutto è un maestro del monologo interno. Il monologo interno, ossia il cosiddetto dialogo interno o self-talk è come una conversazione interna con se stessi, con i propri pensieri. Di quale monologo si tratta? Si tratta di quei pensieri persistenti che vengono in mente quando c'è uno sforzo intenso, un dolore terribile e il corpo inizia a chiedere di smettere. Questi pensieri sono ad esempio: smetti, non ce la faccio, basta ecc. Frodeno li chiama il "uomo con il martello", che colpisce improvvisamente e appare sempre. In una delle competizioni Ironman, l'attacco è stato così forte da provocare crampi muscolari alle gambe, dopo i quali l'atleta ha dovuto sdraiarsi per un attimo e sentiva la sua forza di volontà affievolirsi sotto l'assalto dei pensieri. Ognuno di noi ha momenti del genere e di solito si arrende, ma non il nostro campione. Il nostro campione sa che prima si arrende il cervello, poi il corpo, non il contrario. Frodeno sa anche che ci saranno tentazioni per completare la corsa ed è preparato. Ha un piano su cosa fare. Affronta la crisi e continua a correre. È preparato alle idee che gli dicono di smettere e le trasforma in idee che lo fanno proseguire lo sforzo. In secondo luogo, ha la strategia di suddividere un lungo tratto in segmenti più piccoli (naturalmente nella sua testa), grazie a cui il traguardo è a portata di mano, e ciò fa sì che il cervello permetta uno sforzo perché pensa che sia minore rispetto a quello che è in realtà. Un po' come imbrogliare il cervello, ma per una giusta causa. In terzo luogo, per allontanare il cervello dai pensieri negativi, lo distrae immaginando immagini positive come il traguardo, o distrarrlo con giochi matematici. Tutte queste strategie le ha padroneggiate alla perfezione sia durante gli allenamenti che durante le gare. È il campione della motivazione, il campione del controllo del suo cervello.
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